La morte di Gabriele Sandri, il giovane tifoso laziale ucciso (per errore o altro?) da un poliziotto, ha suscitato dolore e rabbia nei cuori di tutti. (nel video, alcuni momenti del funerale). Il dolore è della famiglia, di un padre distrutto, di una madre sconvolta, di un fratello incredulo. La rabbia si è scatenata nel mondo ultras, quel mondo che, ora, chiede giustizia. Giustizia fatta non solo di parole. La rabbia si è trasformata in violenza, contro la polizia, contro lo Stato. Quello Stato che blocca le partite quando a perdere la vita è un poliziotto, ma che non si muove con la stessa tempestività quando a lasciarci la pelle è un tifoso, uno di noi. Da Bergamo a Roma, passando per Taranto ed altre province italiane, la violenza ultras è esplosa in tutta la sua veemenza: una vera e propria guerra contro lo Stato.
Una guerra che, però, non può essere tollerata in un Paese civile come il nostro.
E' legittimo chiedere giustizia, certo, ma in futuro non vorremmo più vedere scene come quelle del video che segue (questi non sono veri tifosi), ma andare allo stadio soltanto per vedere una partita di calcio. Che è e deve rimanere uno spettacolo. Per tutti.
Una guerra che, però, non può essere tollerata in un Paese civile come il nostro.
E' legittimo chiedere giustizia, certo, ma in futuro non vorremmo più vedere scene come quelle del video che segue (questi non sono veri tifosi), ma andare allo stadio soltanto per vedere una partita di calcio. Che è e deve rimanere uno spettacolo. Per tutti.
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