Non c'è limite al cattivo gusto. Ieri è iniziato il Festival di Sanremo, l'evento nazional-popolare italiano (o italiota) per eccellenza. Scenografie spettacolari, luci inebrianti e l'intensa voce di Gianni Morandi aprono con pomposità la serata. Ed ecco Pierino Chiambretti, vero mattatore di questa kermesse 2008, che, con la sua tipica verve, ironizza col padre-padrone-direttore artistico- Pippo Baudo sulla fin troppo oppressiva par condicio all'italiana, invadente anche in un programma tutt'altro che politico : "Sii clemente, non fare casini!" (appunto!). E poi le canzoni, che fanno quasi da contorno alla serata (pensate un pò): si passa da quelle mielose della Tatangelo a quelle "rap lamento" di Frankie Hi-Nrg (un pezzo dal testo molto interessante che susciterà non poche polemiche, trovandoci in periodo elettorale); dalle melodie sanremesi-doc di Toto Cutugno a quelle suadenti del Sud troppo poco festivaliere di Eugenio Bennato (bravissimo).
Ma la serata in sè mi interessa ben poco. Il punto su cui voglio riflettere è un altro: l'odiosa litania sugli ascolti. Proprio durante la messa in onda del Festival, i telegiornali hanno dato la notizia del probabile ritrovamento dei cadaveri dei due bambini di Gravina in Puglia, misteriosamente scomparsi nell'estate del 2006. L'impatto mediatico su questo avvenimento ha ovviamente catalizzato l'attenzione degli spettatori. Oggi, tutti gli addetti ai lavori hanno parlato chiaramente di un flop: pochi i 9,5 milioni di spettatori di media, il record negativo nella storia della manifestazione da quando esiste l'Auditel.
Dopodichè, Baudo ma soprattutto il direttore di RaiUno, Fabrizio Del Noce, hanno "tentato" di giustificare il fallimento della prima serata. Il presentatore è stato diplomatico, forse troppo: "Abbiamo fatto un buon lavoro, ma la gente pensa ad altre cose...". Aggiunge Del Noce, giustificandosi: "La tragedia di Gravina ha pesato non poco sugli ascolti del Festival". In un Paese civile, una dichiarazione del genere avrebbe scatenato infinite polemiche. In Italia, invece, è tutto normale. Sono morti due bambini, una tragedia immane, un evento sconvolgente, e, guarda un pò, pensiamo a come salvare gli ascolti del Festival di Sanremo? Sarà un caso, una strana coincidenza, ma soltanto in Italia succede una cosa del genere. E non importa se il flop di Sanremo può provocare perdite pubblicitarie (quindi soldi, tanti soldi). Un Paese civile avrebbe addirittura sospeso il Festival. Ma noi no, attaccati al Dio Denaro, alla visibilità e al potere come le uniche ancore di salvataggio in un società malata. Non c'è davvero limite al cattivo gusto.