L'America è un grande Paese. E nella sua grandezza sta anche la sua varietà. Basta confrontare i risultati delle prime votazioni nelle pianure dell'Iowa e nel piccolo Stato del New Hampshire per comprendere ciò di cui sto parlando. L'America si appresta a scegliere il nuovo Presidente. L'America di Bush, della guerra in Iraq, della sfida all'Iran e ai cosiddetti "stati canaglia" del Medio Oriente è ormai agli sgoccioli. E' tempo di cambiare. Ma con chi?
L'America è un grande Paese. In campo democratico, dopo i caucus dell'Iowa, sembrava ormai chiara la scelta verso Barack Obama, il senatore afro-americano proveniente dall'Illinois, il giovane rampante della politica yankee. Aveva sconfitto sonoramente i suoi avversari, in particolar modo l'ex first-lady Hillary Clinton, la signora di ferro, considerata da molti la vincitrice alla vigilia. Ma non è stato così. Obama ha conquistato i bianchi elettori dell'Iowa, ha affascinato i giovani e le donne con il suo carisma e la sua determinazione. L'America sembrava finalmente pronta ad una svolta.
Ma l'America è un Paese vario. Ieri le primarie nel New Hampshire, Stato di "soli" 3 milioni di abitanti, hanno stravolto ciò che era successo soltanto qualche giorno prima. Ha vinto Hillary, con soli due punti di vantaggio (39% contro il 37) su Obama, ma ha vinto. Le sue lacrime dopo la prima sconfitta, le "minacce" di ritiro dalla competizione, hanno toccato il cuore degli elettori, ma soprattutto delle elettrici. E ha vinto. La signora di ferro, intransigente, forte, sicura di sè, è diventata improvvisamente dolce, comprensiva, in un certo senso debole. E questo, in un Paese grande e vario come l'America, pesa enormemente. La battaglia sarà lunga, ormai è chiaro che la sfida Clinton-Obama sarà il fulcro della campagna presidenziale 2008. Ma se Hillary non fosse stata la moglie dell'ex Presidente Bill, e se si fosse candidata col suo cognome paterno (Rodham) sarebbe ancora lì?
L'America è un grande Paese.
L'America è un grande Paese. In campo democratico, dopo i caucus dell'Iowa, sembrava ormai chiara la scelta verso Barack Obama, il senatore afro-americano proveniente dall'Illinois, il giovane rampante della politica yankee. Aveva sconfitto sonoramente i suoi avversari, in particolar modo l'ex first-lady Hillary Clinton, la signora di ferro, considerata da molti la vincitrice alla vigilia. Ma non è stato così. Obama ha conquistato i bianchi elettori dell'Iowa, ha affascinato i giovani e le donne con il suo carisma e la sua determinazione. L'America sembrava finalmente pronta ad una svolta.
Ma l'America è un Paese vario. Ieri le primarie nel New Hampshire, Stato di "soli" 3 milioni di abitanti, hanno stravolto ciò che era successo soltanto qualche giorno prima. Ha vinto Hillary, con soli due punti di vantaggio (39% contro il 37) su Obama, ma ha vinto. Le sue lacrime dopo la prima sconfitta, le "minacce" di ritiro dalla competizione, hanno toccato il cuore degli elettori, ma soprattutto delle elettrici. E ha vinto. La signora di ferro, intransigente, forte, sicura di sè, è diventata improvvisamente dolce, comprensiva, in un certo senso debole. E questo, in un Paese grande e vario come l'America, pesa enormemente. La battaglia sarà lunga, ormai è chiaro che la sfida Clinton-Obama sarà il fulcro della campagna presidenziale 2008. Ma se Hillary non fosse stata la moglie dell'ex Presidente Bill, e se si fosse candidata col suo cognome paterno (Rodham) sarebbe ancora lì?
L'America è un grande Paese.
1 commenti:
Credo che il più grosso errore commesso dai sondaggisti e dai media sia stato quello di credere che Obama potesse vincere trascinato dalle ali dell'entusiasmo. La Clinton rimaneva "forte" anche dopo la sconfitta in Iowa. Tra i Democratici la sfida Obama-Clinton è reale, non è un'invenzione mediatica. Tutto il resto lo è. La Clinton che si sarebbe ritirata in caso di sconfitta è stata una sciocchezza bella e buona per screditarla. Detto questo, Obama ha perso per soli due punti... La partita è più che mai aperta.
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